Intervista a Marella Caramazza

, , , , , , , , , , , , , ,

Organizzarsi, liberarsi dai sensi di colpa e imparare a dire ‘no’

Cambiano gli scenari, aumenta la complessità e le organizzazioni si confrontano con nuove sfide. Le aziende devono dimostrare di essere sostenibili nel tempo, avviando percorsi di crescita che consentano di sopravvivere alle tempeste dei mercati. Una sfida anche organizzativa, in cui le donne devono poter giocare il loro ruolo. Scardinando meccanismi di potere che frenano l’innovazione organizzativa. Ma qui riaffiora prepotente il tema della conciliazione. Che si può superare solo considerandolo un problema della famiglia, della coppia, della società. E non solo un problema delle donne. Che troppo spesso, schiacciate dai sensi di colpa, rinunciano alla carriera. Privando il Paese di talenti che potrebbero invece contribuire al suo sviluppo. Dal suo osservatorio privilegiato Marella Caramazza, Direttore Generale Istud, ci racconta le tendenze in atto, le buone pratiche e, perché no, dà a tutte noi qualche consiglio. 

Professoressa Caramazza, stiamo vivendo, per molti motivi, un momento di grandi cambiamenti. Se dal suo osservatorio privilegiato dovesse sintetizzare come gli eventi economici e sociali impattano sulle nostre organizzazioni, cosa potrebbe raccontare?
Stiamo vivendo cambiamenti importanti, il contesto è molto più esigente di quanto non fosse in passato. Le aziende oggi sono chiamate a essere più rigorose, devono sapersi relazionare con il mondo esterno con trasparenza, rigore e qualità. La crisi finanziaria ha avuto impatti che sono sotto gli occhi di tutti. La sfida ora è riuscire a essere sostenibili nel tempo, continuando a crescere senza dimenticare che il profitto non è incompatibile con i principi di equità, di dignità, di libertà e di pari opportunità. Di questa esigenza anche i mercati finanziari si stanno accorgendo. È necessario tenere conto dell’impatto che le imprese producono sulla società. Al di là di tutte le declinazioni che il tema suggerisce, le imprese oggi sono decisamente più sottoposte a pressioni di carattere istituzionale e sociale.

Evolve lo scenario; ma le persone hanno, secondo lei, la giusta propensione a vivere il cambiamento?
Nei fatti, sappiamo che vivere il cambiamento non è facile. Perché il cambiamento è destabilizzante, richiede di modificare i propri sistemi di relazione, le proprie abitudini e consuetudini. Ancorché in modo involontario e inconsapevole, le persone creano resistenza al cambiamento. Un aspetto che rilevo, anche dal nostro osservatorio, è che sempre meno c’è la volontà da parte delle persone di esprimere un reale senso critico nei confronti delle cose che si fanno. Un po’ per abitudine, un po’ per disincanto, un po’ per paura di perdere il posto di lavoro, un po’ perché non si hanno idee alternative… per mille ragioni il management è oggi, in gran parte, esecutivo. E quindi, purtroppo, nonostante si parli di talenti e capitale umano, di crescita e innovazione dal basso, non sempre le organizzazioni esprimono alti tassi di innovazione.

Le donne ora si laureano prima e meglio degli uomini. Quali gli impatti che questo trend è destinato ad avere sugli assetti organizzativi?
C’è una crescita della presenza femminile nelle imprese, ma le statistiche confermano che si tratta di una crescita lenta, che vede la donna meno presente nei posti di comando, nelle carriere direttive. Al di là del fatto che si laureano prima e meglio, anche oggi non hanno automaticamente più spazio. Non è un problema legato al merito. Secondo me c’è una difficoltà culturale e il tema è stato ampiamente dibattuto. Il problema è aziendale, ma anche più generalmente sociale. Le donne non sempre sono aiutate dal contesto in cui sono calate; ma non sono nemmeno aiutate da se stesse nel fare scelte di vita che le portino a conciliare la vita personale di madre, moglie, donna con interessi da coltivare, con una sfera professionale. Mentre è radicato nelle abitudini storiche che l’uomo faccia solo l’uomo che lavora, nel caso della donna non è così, anche se l’esigenza di conciliare parti di vita diverse sta crescendo anche da parte degli uomini.

Pagine:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cookie Policy | Privacy Policy

© ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - Milano - TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24 - info@este.it - P.I. 00729910158

logo sernicola sviluppo web milano