L’onda verde

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Sono le donne che si prendono cura, dei figli, della casa, della famiglia. Sono le donne che dedicano un tempo consistente ad attività non retribuite legate alla cura, che si somma al tempo dedicato al lavoro retribuito, se c’è. Un tempo di lavoro molto faticoso, che nell’immaginario è scontato ricada prevalentemente sulle spalle donne. Perché è sempre stato così, sono le donne ad essersi storicamente fatte carico delle fatiche, fisiche ed emotive, legate al sostegno della famiglia. Per questo, se chiedete a una donna chi è stata la leader che l’ha ispirata, con maggiore probabilità vi risponderà che la sua fonte di ispirazione è una donna della famiglia, magari una nonna che ha allevato i figli sotto i bombardamenti, come leggiamo nell’indagine sulla leadership femminile realizzata da Quadrifor. Sono le donne a garantire il fluire della vita, nonostante tutto. Quelle stesse donne che immediatamente dopo un parto, in casa naturalmente, erano capaci di rialzarsi per non far percepire la loro assenza. Una propensione innata all’accudimento che le ha sempre portate ad avere un atteggiamento più responsabile nei confronti delle risorse: il bilancio familiare è sempre stato gestito dalle donne ma donne e finanza, chissà perché, non è considerato un binomio affidabile.

Oggi Corporate social responsibility significa prendersi cura delle persone e dell’ambiente e non solo evitare comportamenti inappropriati. Cosa che alle donne viene molto naturale: dalla maggiore attenzione all’utilizzo di materiali riciclabili, alla raccolta differenziata alla moderazione dell’utilizzo delle risorse, l’onda green si manifesta con maggiore forza nei comportamenti femminili. Certo, il tema è sentito e gli uomini non stanno a guardare. Nell’editoriale del numero di Ottobre di Persone&Conoscenze Francesco Varanini cita lo Statement of purpose della Business Roundtable, con la quale le principali società USA si impegnano a supportare la comunità, offrire valore ai clienti… Uno statement che non ha molto significato, quantomeno è triste sentire il bisogno di dichiarare di comportarsi in maniera etica. Più che grandi statement, c’è bisogno di una responsabilizzazione collettiva. Le piccole azioni quotidiane di ognuno, in azienda e fuori, fanno la differenza e le donne possono farsi portatrici di un messaggio in grado di risvegliare la consapevolezza anche dei più scettici. Come sempre tutto parte dalle azioni quotidiane, dallo spegnere le luci al non sprecare acqua sino all’utilizzo di materiali biodegradabili. Occuparsi di questi temi significa prendersi cura dell’ambiente che lasceremo ai nostri figli, che già ora nuotano in un mare di plastica (e non è una metafora).

Nelle aziende deve evolvere il concetto di responsabilità sociale, che non va declinata in negativo, non inquinare, non avere comportamenti finanziariamente inappropriati, non sfruttare le risorse. La nuova frontiera della responsabilità è ora rappresentata dalla capacità delle aziende di incidere positivamente sull’ambiente nel quale operano, di prendersi cura in modo autentico del territorio, e delle persone. Il motore del fare impresa non può più essere solo il profitto, o meglio, accanto agli obiettivi di business possono coesistere obiettivi ad alto impatto sociale. Sono in crescita, anche nel nostro paese, B Corp e Società benefit: oltre al valore per gli azionisti le imprese sono chiamate a creare valore per la comunità. Ecco cosa intendiamo quando parliamo di business etico, e se ci interroghiamo sui destini dell’industria dell’auto nel nostro Paese a valle dell’annuncio di fusione Fiat Chrysler-Peugeot, ci chiediamo proprio questo. Il lavoro delle persone, il valore generato dall’indotto, sarà garantito? Sono domande lecite perché è arrivato il momento di prendersi cura con azioni concrete delle persone e dell’ambiente nel quale si opera. Dichiarare di evitare comportamenti inappropriati, non basta più.

Abbiamo bisogno di leadership femminile perché alle donne tutti questi ragionamenti vengono più spontanei, perché hanno connaturato il concetto della cura, sono naturalmente più portate alla costruzione di un bene comune e non già all’affermazione di sé o del potere personale se siedono ai vertici. Purtroppo ancora oggi, nonostante tutte queste evidenze, le donne sono poco visibili e devono lottare contro stereotipi che non sono stati affatto sradicati, stanno lì, come la polvere sotto il tappeto, pronti a riaffiorare. È anche vero però che sono le donne, per tradizione, a fare pulizia, ed è questa l’occasione per dimostrare che esiste un modo più attento e responsabile per gestire il business, l’ambiente, la vita. La mobilitazione è quasi tutta al femminile, ma serve l’aiuto di tutti. Chi non condivide, può ambire, potendoselo permettere, a trasferirsi su Marte. L’acqua scarseggia, ma è possibile iniziare ad allenarsi qui con docce di massimo due minuti.

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