Intervista a Barbara Santoro

, , , , , , , , , , , , , ,

Difficile, essendo l’azienda costruita su modelli maschili…
La situazione cambierà ora che si lavora sempre più per obiettivi. E in questo scenario trovo siano molto importanti coaching e mentoring. Mi ritrovo spesso a fare coaching alle donne manager della mia stessa azienda, a consigliare loro come utilizzare il tempo. Le esorto a fare figli, perché anche per questo c’è un’età. Cerco di dare loro il coraggio e lo stimolo a fare ciò che devono, organizzando bene il tempo. Affinché riescano a fare tutte quelle attività che rientrano nella sfera personale e che influiscono positivamente sul benessere. Se le donne che iniziano un percorso di carriera a loro volta fanno lo stesso con i loro gruppi di lavoro, si diffondono esperienze e best practice positive all’interno dell’organizzazione. Per questo ci vorrà del tempo, anche una generazione, forse…

Sono di più le donne che si laureano in meno tempo, anche in facoltà che sono sempre state appannaggio maschile, pensiamo ad esempio a ingegneria o anche architettura. Queste donne che entreranno nel mondo del lavoro saranno destinate a sovvertire schemi comportamentali consolidati. Cosa ne pensa?
Credo molto nella ‘cultura del progetto’. Ma in Italia mi rendo conto che questo aspetto non rientra con sufficiente forza nella cultura manageriale. La mia fortuna è stata l’aver lavorato nell’editoria. Avevo fondato una società che produceva corsi di inglese per edicole. Con scadenze inderogabili. Da questa attività ho imparato a lavorare per obiettivi, a pensare al progetto, a esprimerlo, illustrarlo, condividerlo. Se ci sono progetti condivisi nella loro totalità, questo fa sì che parti del progetto possano essere, in qualche caso, delegate. Al contrario, la cultura del non raccontare per detenere il potere va sradicata. Perché il vero potere lo detiene chi riesce a pilotare un progetto e a portarlo a termine.

E qui entra in scena la leadership…
Certo, perché la leadership si concretizza anche in questo: esporre un progetto, condividerlo nei contenuti ma anche nei tempi di realizzazione, distribuire i micro obiettivi del tempo. Questo è appannaggio del mondo femminile, ma nella cultura aziendale odierna non si trova, va creato. E le donne potrebbero dare un contributo di vero cambiamento. Bisognerebbe anche sradicare la cultura di voler risolvere tutto da sole. Come nella sfera familiare bisogna condividere la gestione, così all’interno delle organizzazioni è necessario condividere le responsabilità. Nel privato ho avuto la fortuna di avere un marito che si è appassionato di cucina, ma ha anche attivamente condiviso tutte le responsabilità della gestione di casa e famiglia; la condivisione delle responsabilità è un aspetto che va valorizzato e traslato nelle organizzazioni. Perché la vera leadership, secondo me, non significa saper fare tutto al meglio, ma saper tirare fuori il meglio dalle persone, far emergere i talenti. A quel punto si può anche delegare e pensare meno all’operatività e più alle strategie dell’impresa e al suo sviluppo. Il leader deve essere catalizzatore di talenti. Ma molto spesso, nelle donne, emerge un’insicurezza di fondo che fa da ostacolo.

Pagine:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cookie Policy | Privacy Policy

© ESTE Srl - Via Cagliero, 23 - Milano - TEL: 02 91 43 44 00 - FAX: 02 91 43 44 24 - info@este.it - P.I. 00729910158

logo sernicola sviluppo web milano