Intervista a Emilia Sarno

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Bisogna però ammettere che non sempre le aziende accettano di buon grado la maternità…
Posso raccontare un caso vicino alla mia famiglia: mia cugina ha due bambini e ha lavorato fino a 3 anni fa full time. Ha chiesto poi il part-time per esigenze di conciliazione, e l’azienda le ha creato ostacoli al punto che si è vista costretta a licenziarsi. Ecco, un episodio del genere in EMC non sarebbe mai accaduto. Per questo la considero un’isola felice. Abbiamo anche recentemente pubblicato un libro, The working mother experience, per testimoniare, con un’operazione concreta, l’attenzione che l’azienda ha nei confronti delle donne. In EMC importanti ruoli strategici internazionali sono ricoperti da donne. Più concreto di così…

Ha fatto l’esempio di una persona a lei vicina costretta a lasciare il lavoro. Di fatto, che ancora nel 2009 una donna sia obbligata a scegliere, non dovrebbe succedere. Nel momento in cui però questo avviene, che messaggio si sente di dare a queste donne?
Direi di non mollare. Io sono una persona molto positiva. Se guardo a 40-50 anni fa, sono stati fatti giganteschi passi avanti e abbiamo dimostrato grandi capacità. Nessuno ci ha regalato niente. Tutto quello che abbiamo conquistato lo abbiamo fatto con lotte dure. Davanti a noi abbiamo ancora molta strada da fare, ci sono ancora disparità che destano preoccupazioni. La stessa innovazione tecnologica permette di poter lavorare da casa, ma se poi le aziende non lo consentono, tutta questa innovazione finisce per non tradursi in vantaggi per le donne. E poi è umiliante che un’azienda obblighi a scegliere tra famiglia e lavoro. Anche perché a un uomo non è mai stato chiesto di scegliere, quindi non capisco perché lo si debba chiedere alle donne. Ma soprattutto non capisco quelle aziende che non si mettono nelle condizioni di sfruttare il grande potenziale delle donne, che per caratteristiche innate sono più adatte per certe posizioni. Permettendo loro di dimostrare il loro talento e di realizzarsi allo stesso tempo nella famiglia.

Tutto quello che abbiamo raccontato è facile si realizzi in una multinazionale. Per la piccola o media azienda i percorsi di lavoro da casa sono più difficili e non per tutte le funzioni è applicabile il telelavoro…
La piccola azienda ha bisogno di un supporto diverso: a livello istituzionale, da sola non ce la può fare. È anche vero che se le donne non possono contare su uno stato sociale che funzioni e permetta loro di vivere con serenità l’essere madri, stiamo negando loro il diritto alla maternità. E in Italia ci troviamo spesso di fronte a situazioni imbarazzanti. La donna ha il diritto di lavorare come un uomo. E per quanto i compagni di oggi abbiano una visione più aperta rispetto alla conciliazione, e magari aiutino di più, resta il fatto che la gestione della casa ricade ancora largamente sulle donne. Mancano una serie di servizi sociali che permettono di raggiungere questa parità. Anche se, in alcune realtà, le cose stanno migliorando.

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