Intervista a Emilia Sarno

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Come mai la decisione di abbandonare un contesto così positivo?
Approdo in EMC, società americana, sempre per la mia curiosità, spinta dal desiderio di capire cosa succedeva nel mercato. Anche perché nell’azienda precedente avevo imparato tutto quello che potevo. In Italia eravamo trenta dipendenti e, in quel contesto, non avevo altre possibilità di crescere. Questa curiosità mi ha spinto a esplorare cosa offriva il mercato e sono stata contattata da EMC.

Dal microcosmo alla grande azienda… Com’è stato il passaggio?
Ho fatto 8 colloqui prima di entrare in azienda e ho dovuto superare diversi step. All’inizio avevo grande desiderio di capire il mio valore sul mercato. Sono stata selezionata tra un gruppo di candidati e il mio percorso in EMC è iniziato a metà luglio 2008. L’impatto non è stato semplice perché sono passata da un’azienda con 30 dipendenti a una realtà con 450 persone solo in Italia, una multinazionale americana con processi interni completamente diversi da quelli a cui ero abituata. Mi sono resa conto che era indispensabile capire la filosofia dell’azienda nella sua globalità. Ho avviato dunque un percorso di comunicazione per creare un’identità aziendale. Percorso sul quale l’azienda negli ultimi anni non si era molto concentrata.

Nella sua precedente esperienza ci ha raccontato che l’attenzione verso i talenti femminili era elevata. E in EMC?
In questa azienda il direttore finanziario è una donna, il direttore marketing, sempre una donna, è arrivata da poco. EMC è un’azienda dove l’esperienza delle donne è molto considerata. Anche qui sono stata molto fortunata perché questa è una realtà che crede nella capacità delle donne, riconosce in loro la capacità di leadership all’interno di un team. E questo è fondamentale in una realtà con tanti dipendenti.

Come si traduce l’attenzione di EMC verso i talenti femminili nella necessità che hanno le donne di conciliare famiglia e carriera?
Di solito sono in azienda dalle 9,30 del mattino fino alle 20,30-21. Con tutte le implicazioni che questo comporta. L’azienda però mi consente di lavorare da casa. E questo per chi deve conciliare il lavoro con gli impegni familiari è fondamentale. Non ho l’obbligo di venire in ufficio. L’azienda poi permette di usufruire di un certo numero di ore per far fronte agli impegni familiari. E questo non capita in tutte le aziende. Continuo a ritenermi fortunata, anche se sono convinta che la fortuna ognuno di noi se la debba costruire. Stamattina, ad esempio, sono venuta in ufficio per seguire dei meeting, ma avrei potuto svolgere il mio lavoro da casa. Anche perché, rispetto a determinate responsabilità, non è la quantità ma la qualità del lavoro a essere determinante. L’importante è perseguire gli obiettivi nell’arco temporale che viene comunicato in azienda.

Si è sempre più misurati rispetto agli obiettivi e l’importante è che i risultati arrivino…
L’importante è che si condivida sempre il lavoro con il team, con il management di prima linea e con il country manager. Ed essere sempre allineati.

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