Quello che le donne vogliono

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Lavoro, pari opportunità e altri sogni fantastici…Ricevo questo testo da Andrea Joly e immediatamente lo condivido. L’autore frequenta l’ultimo anno di liceo scientifico e questo è il testo di un suo tema. Ho sempre detto che bisogna fidarsi dei giovani. Queste righe, se mai servisse, dimostrano perché.

Anna ha ventisette anni, vive con la sua famiglia a Torino e ha un sogno: vorrebbe essere un uomo. No, non stiamo parlando di manipolazioni genetiche fantascientifiche o preferenza sessuali alternative. Anna, semplicemente, vorrebbe trovare un lavoro: in Italia, più che altrove, se indossi una gonna puoi pure considerarla una mission impossible. Sempre se non sei disposta a togliertela.

Ma Anna non vuole fare la velina, sposare un calciatore, passare le notti in discoteca e le giornate in topless, sperando di finire sulla copertina di qualche rivista di gossip grazie al lavoro di un paparazzo attento e “scattante”. Ha studiato per anni, raggiungendo il massimo dei voti al liceo classico e all’università, per mettersi in gioco nel mondo del lavoro con la carte migliori che potesse avere:  tuttavia, fa parte di quel 60% di donne laureate che, nonostante una brillante carriera scolastica, ancora non riesce a raggiungere i ruoli direttivi. “Donna dirigente, pericolo imminente” verrebbe da dire, senza considerare che un direttore generale in tailleur potrebbe fare comodo, anziché paragonarlo ad un ubriaco al volante.

Anna non vuole essere condannata all’inattività: vuole farsi valere, rendersi indipendente e dimostrare le sue qualità. E, forse, proprio questo spaventa la nostra società, una “repubblica fondata sulle raccomandazioni” eretta da mammoni in giacca e cravatta, che mal sopportano l’idea di farsi mettere i tacchi in testa. Nessun uomo, infatti, accetterebbe di buon grado l’organizzazione di una concorrenza tra sessi, preferendo piuttosto relegarle a quegli ambiti da sempre considerati “da donna”. Probabilmente, in uno scontro alla pari, si sentirebbero senza speranze.

Ma cosa hanno, gli uomini, in più delle donne? Ambizione, affidabilità, efficienza? Non sempre. Sicuramente, dalla loro hanno molti luoghi comuni, e una possibile maternità in meno. È ancora questo il fattore più incisivo di fronte ad un’assunzione al femminile: Anna sarà così costretta a nascondere il fidanzato e il desiderio di diventare mamma in futuro, altrimenti.. “Le faremo sapere”. Alla faccia di tutte le politiche family friendly a favore delle quote rosa, ormai meri argomenti di vendita nel mercato sociale ed elettorale.

Questi sono i risultati di un secolo di lotta femminista contro la discriminazione, in cui donne come Anna hanno affrontato “fatiche” ben più pesanti di quelle di erculea memoria: ce l’avrebbe fatta, Ercole, a scalare la montagna (sociale) sui tacchi? E a reggere il peso di un’intera famiglia, tutto sulle sue spalle? Non bastano i muscoli, per certe cose. E servirebbero anche quelli, per combattere il desiderio di possesso, controllo e autoaffermazione degli uomini, che spesso e volentieri relegano la donna al ruolo di oggetto. Maltrattato, trascurato. Fatto fuori, nel peggiore dei casi: nel nuovo millennio, una donna su cinque ha subito violenze, una morte su tre riguarda un delitto passionale. La vittima? La donna, ovviamente. Una come Anna, una collega, un’amica. Tua figlia.

Tutte donne che, diversamente da quanto cantava Zucchero in una sua famosa canzone, non sono in cerca di guai, ma di diritti, uguaglianza, lavoro. In una parola sola: indipendenza. Così difficile da accettare, per una società autarchicamente androgena come la nostra, ma necessaria. Bisogna dire NO alle discriminazioni una volta per tutte, perché Anna, come milioni di altre donne al mondo, la smetta di sognare di essere un uomo per essere considerata uguale a loro, ma possa sognare di essere felice, orgogliosamente donna. Magari, senza aspettare un altro secolo, per dare loro quello che vogliono. E che dovrebbero avere.

Commento

  • Il problema è riassunto in questa frase:

    – Ma Anna non vuole fare la velina, sposare un calciatore, passare le notti in discoteca e le giornate in topless, sperando di finire sulla copertina di qualche rivista di gossip grazie al lavoro di un paparazzo attento e “scattante”.-

    Ci sono molte ragazze che pensano che quella della velina sia la strada più facile e tante come Anna che invece lottano per essere trattate da persone e non da oggetti, ci rimettono.

    Io non ho mai desiderato essere un uomo, ma spesso avrei ucciso certe donne che si omologano al mondo maschile, comportandosi come uomini o adattandosi alle loro richieste (cito: se indossi una gonna puoi pure considerarla una mission impossible. Sempre se non sei disposta a togliertela.)

    Ed è sempre peggio perché se sei giovane non riesci a sfondare perché donna e possibile futura mamma, se sei un po’ più vecchia, come nel mio caso, o meglio diversamente giovane, come preferisco considerarmi io, ti rispondono che sei troppo skillata (orrido neologismo che sta a significare che non vai bene perché non porti la minigonna e il tacco 12).

    Insomma non ne veniamo fuori in Italia e NESSUNO ha il coraggio di dire no a TUTTE LE DISCRIMINAZIONI nei confronti delle donne.

    Le nuove generazioni di ragazze, quando sentono parlare di femminismo, ridacchiano, ma non sanno che se non ci fossero state le suffragette in Inghilterra alla fine del 1800, starebbero ancora chiuse in casa, comandate dal padre padrone.

    Forse sarebbe ora che fosse chiaro che il femminismo in Italia è stato un fallimento e che dobbiamo ricominciare tutto daccapo.

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