Cartoline dal futuro

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Ieri ci siamo trovati a Modena per parlare di Jobs Act. Un po’ una sfida organizzare un convegno sulla riforma del lavoro… tutti ne parlano, i dibattiti si moltiplicano e, nella maggior parte dei casi, ognuno tenta di far valere le proprie ragioni incurante delle motivazioni altrui. Forse è arrivato il momento di cambiare prospettiva.

Escher

Un relatore ci ha sorpresi con delle ‘cartoline dal futuro’. Guido Caselli, direttore del Centro Studi Unioncamere dell’Emilia Romagna apre la sua riflessione facendoci ragionare sulle contrapposizioni. E per questo si affida a Italo Calvino e alla sua Zenobia, inutile stabilire se classificarla tra le città felici o tra le infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere la città, ma in altre due: quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati.

Tradotto, dobbiamo ostinatamente ambire a un modello insostenibile o abbiamo il dovere di immaginare un contesto che consente ai nostri desideri di prendere forma? Se parliamo di lavoro, continuiamo con insana pervicacia a formare persone che saranno pronte per svolgere mansioni che il mercato avrà cancellato o vogliamo ammettere che internet è invisibile intorno a noi e sta stravolgendo alcuni paradigmi? Dai mezzi, agricoli e non, che si guidano da soli, alle potenzialità delle stampanti 3D che consentono di costruire una casa in 20 ore, se parliamo di lavoro non possiamo escludere dal dibattito questi temi. La partita dell’innovazione, che oggi sta stravolgendo il modo di produrre, di relazionarsi e di accedere alle conoscenze, impone che si parli di lavoro partendo da prospettive diverse. Che non possono prescindere dalle esigenze delle imprese, che hanno bisogno di flessibilità nell’utilizzo delle competenze per essere flessibili loro stesse verso il mercato. Il nostro ecosistema sta cambiando e non possiamo che adeguarci. E potremo farlo con successo se sapremo valorizzare le nostre competenze distintive, se sapremo far crescere i nostri sistemi territoriali locali creando valore per le persone e per la società e se sapremo cogliere le opportunità che il mondo continua a offrire. Ma per cogliere le opportunità le persone dovranno iniziare a parlare di lavoro utilizzando anche termini differenti. Noi tutti, ribadisce Cetti Galante, Amministratore Delegato di Intoo, dobbiamo iniziare a parlare di occupabilità, e immaginare un percorso all’interno del quale spendere un bagaglio di competenze, in un sistema orientato alla ricollocazione. Il posto di lavoro, così come lo abbiamo inteso fino a ora, il sistema non lo riesce più a garantire con la medesima continuità. Non si tratta di immaginare un futuro che verrà, ma di un presente che si è già disvelato ai nostri occhi. Sta a noi trovare nuovi, faticosi, equilibri. La litografia della Relatività di Escher, secondo me, li rappresenta perfettamente.

Comments (3)

  • Apprezzo molto questo stimolo. Ritengo doveroso iniziare a ragionare tutti in termini di occupabilitá e non di cristallizzazione del lavoro. È più faticoso,molto rischioso e meno scontato. Ma non possiamo perdere questa opportunità per continuare a fare evolvere Zenobia tenendola al passo con il tempo.

  • Io credo bisognerebbe:1) leggere per intero il jobs act, distinguendo quello che c’ é da quello che dovrebbe esserci ma non c’e ( il finanziamento degli ammortizzatori universali; distinguere il jobs act dalle norme sul lavoro nella legge di stabilità 3) prendere atto che, come scrive un importante settimanale italiano la crisi italiana é anche frutto di larghi settori di immobilismo delle imprese nell’ambito dell’innovazione.
    Perché non fare un convegno su Piero Gobetti?

  • gabriele pillitteri

    Credo che avrebbe senso provare a uscire dagli ambiti e schematismi aziendali dove l’argomento è caldo e provare a scaldare la mente dei giovani delle superiori, che vivono nell’inconsistente cazzeggio dei social.

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