Lavoro femminile. Una questione urgente.

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Donne e lavoro. Continuiamo a parlarne perché il tema merita l’attenzione di tutti. C’è bisogno di fare, e di fare adesso. Le iniziative per sostenere il lavoro femminile non sono più rimandabili. Ne parliamo in questa intervista con il deputato Alessia Mosca l’anima, insieme e con la sua collega dello schieramento opposto Lella Golfo, della più avanzata legge in tema di quota rosa. Al punto che ora Viviane Reding si sta adoperando per farla adottare anche ad altri Paesi dell’Unione Europea.

Dal punto di vista istituzionale, cosa è possibile fare per evitare una dispersione di talenti, per evitare che le donne spariscano dal mondo del lavoro perché impossibilitate a conciliare famiglia e carriera?

Il tema è ampio e complesso. Faccio un ragionamento che vale per tutto. Siamo in un momento nel quale il tema della presenza donne nel mercato del lavoro è di grande attualità. Qualsiasi cosa si voglia fare credo però sia urgente metterla in atto adesso. Si tratta in questi mesi di fare tutti gli sforzi possibili per ribaltare le agende di tutti quanti devono prendere decisioni perché fino a ora il tema del lavoro delle donne e la loro esclusione è sempre stato considerato marginale e il primo a essere depennato. Essendo un tema di grande attualità, è proprio questo il momento per far sì che questa non sia considerata una questione accessoria ma uno dei temi prioritari da mettere nelle agende di qualsiasi formazione che andrà a governare il Paese. Si tratta a mio parere di un argomento non più rimandabile e credo possa trovare la disponibilità e apertura di molti ad affrontarlo. I numeri poi supportano queste tesi perché se le donne entrano con più forza nel mondo del lavoro, e ci restano, questo determina un miglioramento complessivo dello sviluppo della nostra economia. Questo come discorso generale. L’urgenza risiede nel ‘fare subito’ e fare in modo che le agende prevedano azioni concrete in questo senso.

Come dare attuazione a questo ‘fare’?

Le ricette le conosciamo, sono molte, a partire dai servizi, da una rimodulazione del welfare che faccia in modo che ci sia maggiore possibilità di conciliare in tempi di vita e di lavoro, che ci sia una diversa organizzazione del lavoro stesso, con tempi più flessibili. Ma, ripeto, bisogna essere capaci di fare una precisa scaletta delle cose fattibili subito, senza che si debba usare l’alibi della scarsità delle risorse per non fare nulla.

Lei da dove partirebbe?

Intanto è indispensabile creare un’alleanza tra pubblico e privato. Non ci sono solo gli attori istituzionali che possono intervenire. Certamente le amministrazioni locali e le istituzioni, a livello di comuni, province e regioni oltre che a livello istituzionale possono fare di più, ma si può fare molto solo se si instaura un’alleanza con il privato. Anche all’interno delle aziende ci deve essere una capacità di modificare l’atteggiamento culturale anche attraverso piccoli cambiamenti nell’organizzazione aziendale che però comportano enormi risultati.

Cambiamenti di che tipo?

Banalmente basterebbe prevedere una maggiore flessibilità di orario e una maggiore capacità di strutturare il lavoro più che per presenza fisica per progetti. Ai dipendenti, dove possibile, si dovrebbe dare la possibilità di organizzarsi attraverso il telelavoro, con tutti gli strumenti che la tecnologia ci mette a disposizione. Tutte queste iniziative, aiutate e sostenute dal pubblico, con la possibilità per le aziende di ricevere agevolazioni a fronte di un’organizzazione innovativa, si possono fare subito senza grandi costi e senza interventi importanti. L’intervento sul welfare è un intervento che il pubblico deve fare, come in Francia, dove è stato introdotto un voucher, ad esempio…

In Francia, però, i servizi alle famiglie sono defiscalizzati e noi non siamo ancora entrati in questa prospettiva, facciamo fatica a entrare in questa logica. Oppure lei pensa che a livello istituzionale ci possano essere novità in questo senso?

È vero che facciamo fatica ma questa è una battaglia che dobbiamo assolutamente portare avanti. I voucher defiscalizzati, che significano la possibilità di comprare servizi detraibili, credo possa essere un grandissimo aiuto che potenzierebbe un settore, quello dei servizi alla persona, che oggi in Italia è sottosviluppato e porterebbe un incremento anche di opportunità di lavoro.

Questi sono oltretutto servizi non de localizzabili, servizi che fanno crescere il territorio…

Corretto.Sono servizi che non possono essere fatti altrove, hanno bisogno della contiguità e si potrebbe fare in modo di sviluppare un settore che in Italia ha ampi margini di crescita e potrebbe portare a un miglioramento complessivo anche delle opportunità occupazionali. Credo che ci sia bisogno anche di altri servizi, come gli asili nido, per esempio, ma sappiamo bene quanto questo per le amministrazioni pubbliche rappresenti un onere elevato. Non si può sempre ragionare in termini di ‘eccessivo investimento’ perché ci sono interventi che a cascata danno la possibilità di proseguire su una strada percorribile. Ma tutto parte dalla necessità che queste tematiche siano considerate prioritarie, perché quando scatta questo meccanismo, tutto si fa perché si tratta di iniziative convenienti per tutti, anche per lo Stato.

Legge sulle quote rosa: il caso eclatante di questi giorni è rappresentato dal caso della BCE, Daniela Del Boca ha parlato di rarefazione femminile nei luoghi di comando. Rispetto a questo, lei cosa ci può dire?

Sono una delle promotrici della legge e quindi posso dire di essere orgogliosa di avere avallato una legge che nessun altro Paese d’Europa ha approvato, in modo così incisivo. La nostra legge è particolarmente severa quanto a sanzioni e trasparenza nell’applicazione. È una delle migliori leggi che sia stata introdotta su questo punto e per una volta possiamo essere un esempio positivo.

Anche se le quote non possono essere considerate ‘la soluzione’…

Non che le quote siano la soluzione di tutti i problemi, anzi. Le quote sono state da molti vissuti come un male necessario anche se in tanti hanno dovuto poi ammettere che attraverso questo meccanismo si andava a scardinare una consuetudine che lasciava le donne completamente fuori dai luoghi del potere. Questo non può che essere un primissimo passo, perché questa legge deve essere applicata bene.

Presupposto è che le figure che vanno a ricoprire questi ruoli, ci siano…

Eccome se ci sono! E le donne entrate nei board hanno migliorato la composizione del consiglio d’amministrazione. La preoccupazione è che le donne che entrano nei consigli sentano la responsabilità di aprire a loro volta altre opportunità ad altre donne.

Come?

Essendo in luoghi di potere devono avere la capacità di intraprendere percorsi e decisioni favorevoli a percorsi di allargamento di opportunità per altre donne. Nel momento in cui le donne arrivano e hanno una responsabilità manageriale dovrebbero modificare comportamenti a livello aziendale che penalizzano il lavoro femminile. Le donne, insomma, devono sapere incidere sull’organizzazione modificandola per agevolare il lavoro femminile.

Chiarissimo. Quali i progetti futuri che può anticipare i nostri lettori?

Sono progetti che hanno una loro validità che però, dato l’avvicinarsi dello scadere della legislatura, sarà difficile fare approvare. Mi auguro che nella prossima avremo la possibilità di portarli avanti. Si tratta in ogni caso di progetti che tendono a far sì che questa attenzione non scemi, si tratta di progetti programmatici. Mi sto impegnando a scrivere un’agenda nella quale identificare le priorità e, in più, c’è un lavoro all’interno di aziende e istituzioni locali per mantenere viva e alta l’attenzione su questi temi. Ci stiamo poi impegnando con un progetto europeo per sostenere la proposta di Viviane Reding per estendere a tutta l’Europa la legge che abbiamo introdotto in Italia, perché il nostro Paese è stato uno dei paesi che ha attuato per primo questa normativa si sta facendo promotrice e capofila di un’iniziativa che coinvolge diversi Paesi europei proprio per sostenere le iniziative di Reding. Sono tutte iniziative che ci vedranno impegnati al massimo nei prossimi mesi, sperando che questa attenzione che sta crescendo su queste tematiche si traduca in altre iniziative tangibili e concrete per avanzare in questo senso.

 

 

 

 

Commento

  • Sarebbe davvero importante che tutte queste inizaitive si concretizzassero, a prescindere dalle varie legislature. Noi donne siamo molto più concrete degli uomini, ma sembra che in questo ambito non riusciamo a fare passi davvero importanti per tutte le donne a tutti i livelli.

    Io credo che siamo ancora troppo frammentate e divise.

    Ci sono tantissime associazioni, network, blog, gruppi, che pur andando verso la stessa direzione e condividendo gli ideali di fondo, da soli non raggiungono la massa critica sufficiente per farsi sentire.

    Se scegliessimo un unico organo atto a rappresentarci, senza togliere a nessuna la sua particolarità e unicità, ma che fosse garante dei valori che tutte condividiamo, avremmo davvero fatto un passo importante.

    Mariachiara Novati
    Segretaria Regionale Lombardia Donne Quadro e Professionalità Femminili
    Confederazione Italiana di Unione delle Professioni Intellettuali

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