E se i Maya avessero avuto ragione?

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Come ha scritto il comico Gene Gnocchi sul settimanale ‘A’, per chi ha creduto nella profezia Maya e nel mese di dicembre ha fatto l’amore senza preservativo, il 2013 potrebbe rivelarsi un anno ancor più difficile rispetto al passato 2012 che, da buon bisestile, non ha tradito le aspettative. Al di là della battuta, credo davvero i Maya con grande lungimiranza abbiano saputo prevedere la fine di un certo modo di intendere il mondo. Esortandoci a riflettere sull’urgenza di cambiare il modo di intendere la vita, il lavoro, le relazioni. Abbiamo toccato tutti con mano i devastanti effetti di una prevaricazione della speculazione finanziaria sull’economia reale e gli esiti di un uso sconsiderato delle risorse che il nostro pianeta ci mette a disposizione si stanno facendo sentire in modo pesante. Per non parlare dell’insostenibilità di un reiterato atteggiamento di manifesto disinteresse per la cosa pubblica a vantaggio degli interessi privati di chi ci governa. Siamo arrivati a un punto di non ritorno. Credo i Maya a questo si riferissero nelle antiche profezie. Un certo modo di intendere il lavoro, la vita, la politica e le relazioni è urgente muoia presto. E vorrei qui soffermarmi sulle relazioni, in particolare di quelle tra gli uomini e le donne e anche i bambini. Perché anche qui siamo arrivati con un discreto grado di approssimazione alla fine del mondo. Le notizie che i giornali ci hanno servito negli ultimi periodi sono agghiaccianti, tutti le conosciamo ed è inutile che mi ripeta. Da occidente a oriente le vittime aumentano. Possiamo andare avanti così? Evidentemente no. Forse possiamo tutti noi fare qualcosa di più. Come sostenere la causa della ragazzina pachistana quindicenne vittima di un attentato dei fondamentalisti islamici per il solo fatto di rivendicare il diritto allo studio delle donne del suo paese. E lavorare tutti per cambiare una cultura che vede ancora oggi, anche nel nostro avanzatissimo Paese, un maschile che si contrappone al femminile. È tempo di lavorare, tutti, per convivere in modo più pacifico (e l’aggettivo mi pare più che mai appropriato). È tempo di imparare a relazionarci in modo diverso. Forse potremmo cominciare dall’uso delle parole. Perché, ad esempio, un uomo che in famiglia si dedica in modo prevalente rispetto alla compagna alle cura dei figli viene definito ‘mammo’? E un papà, qualcuno mi spiega che ruolo avrebbe? C’è bisogno di un neologismo per dare la giusta identità a un ruolo che, tra l’altro, tutti dovrebbero esercitare nel momento in cui decidono, appunto, di diventare padri? Il tema si presta a essere analizzato da tante angolazioni diverse. E, proprio per questo, credo sia responsabilità di tutti noi impegnarci partendo dalle cose semplici, come le parole, e dai comportamenti di tutti i giorni. Impariamo a rispettarci di più, a guardare alle cose da prospettive diverse e non solo, ed esclusivamente, dalla nostra. Cerchiamo di essere adulti più rispettosi e, se siamo anche genitori, cerchiamo di inculcare nei nostri figli il senso del rispetto per l’altro, per l’altro sesso, per chi è diverso da noi e che ci può arricchire. Come quell’uomo che in Liberia ha ammesso che la situazione era talmente compromessa nel suo Paese che per mettere le cose a posto ci voleva una madre. Quella madre si chiama Ellen Johnson-Sirleaf, è stata eletta Presidente del paese africano e insieme ad altre due donne ha ricevuto nel 2011 il Nobel per la pace. I fatti di cronaca che hanno segnato l’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ci dicono, da occidente a oriente, che il riconoscimento di uguali diritti per i due sessi è ancora lontano. Sempre di più se ne parla e sempre di più si trovano persone disposte a lottare. Ma le ragazzine quindicenni vittime di attentati non devono essere lasciate sole. L’impegno di chi a livello istituzionale dice di volersi occupare di questi temi dovrebbe partire da qui.

Per non smentire la tenacia di questo 2012 a portarci brutte notizie, l’ultima è arrivata oggi. Rita Levi Montalcini non ci illuminerà più con la sua scienza, la sua saggezza applicata alla vita di tutti i giorni. Memorabile la sua dichiarazione di incuranza verso il corpo, importante è la mente ha detto. Speriamo in tanti si soffermino a riflettere sul significato delle sue parole. Speriamo che, soprattutto le donne, comincino a credere un po’ di più nella loro testa e la smettano di farsi deturpare il corpo con il risultato di sembrare tutte uguali. Speriamo.

Il nostro blog è diventato in poco tempo un luogo di confronto e dibattito, partecipato da uomini e donne. Nel corso del prossimo anno continueremo ad affrontare temi legati al lavoro e all’attualità e vi ringrazio per la sensibilità che avete dimostrato nel voler partecipare alle nostre discussioni. Virtuali, d’accordo, ma espressione di sentimenti reali. Grazie a tutti e buon 2013.

 

 

 

Comments (2)

  • Alla conclusione di questo 2012, mi sembra che tra le persone sia molto diffuso un senso di imminente cambiamento, tale da modificare profondamente il nostro modo di vivere.
    Quello del padre è un ruolo costretto a mettersi in discussione per molti motivi, perdita del lavoro o povertà da separazione per esempio.
    Il mondo maschile dei paesi industrializzati non è abituato, quanto quello femminile, a fronteggiare questo genere di difficoltà, perché è stato abituato a vivere di privilegi che non erano conquistati.
    La nuova generazione femminile invece sta mostrando una vitalità e una tenacia che potrebbero permetterle di affermarsi, con la speranza di innescare nella comunità maschile lo sviluppo di quelle risorse positive che gli serviranno per uscire dall’impasse, avendo il coraggio di mettersi in gioco con i propri meriti e responsabilità, al lavoro come a casa.
    Non mi azzardo a formulare previsioni che non sono onestamente prevedibili, il mio è un auspicio, senza questo auspicio il 2013 non può essere affrontato.

  • ” Ricerca”, “curiosità”, “intelligenza”, “creatività”, ” fantasia” sono tutti sostantivi femminili!
    Buon anno,
    Eugenio B.

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