Politiche di welfare: aziendale o condominiale?

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Secondo l’OCSE, in Italia la spesa sociale non pubblica è pari al 2,1% del PIL. Siamo al di sotto della Svezia (2,8%), di Francia e Germania (3%), del Belgio (4.5%), per non parlare di Regno Unito (7,1%) e Olanda (8,3%). A differenza di altri paesi, la nostra spesa privata è peraltro rimasta al palo nell’ultimo decennio. Vi sono in altre parole margini di espansione che potrebbero far affluire verso la sfera del welfare alcuni punti percentuali di PIL. Non si tratta di sostituire spesa pubblica con spesa privata, ma di mobilitare risorse aggiuntive per bisogni e aspettative crescenti, in un contesto di finanza pubblica fortemente vincolato e di resistenze politiche (oltre che contro-indicazioni economiche) ad un aumento della pressione fiscale, almeno sui redditi da lavoro. Il welfare statale (i suoi fondi, il suo personale, i suoi standard di prestazione) non viene messo in discussione nella sua funzione redistributiva di base, ma solo integrato dall’esterno laddove vi sono domande non soddisfatte. Questi i dati che riporta il sito secondowelfare.it, un laboratorio sul secondo welfare diretto in Italia da Franca Maino che ha introdotto il nostro convegno dello scorso 9 luglio nel corso del quale abbiamo cercato di capire come ottimizzare il costo del lavoro e migliorare il clima aziendale grazie al ‘welfare on demand’. Quando parliamo di ‘integrazione’ di risorse intendiamo iniziative di privati e in questo post mi fa piacere segnalare SpazioCuore, un’agenzia al servizio della comunità nata dall’idea di Elisabetta Favale per rispondere alle esigenze dei nuclei familiari, dall’accudimento di bimbi e anziani alla gestione condivisa di bisogni all’interno del microcosmo condominiale. 

Elisabetta ci scrive per raccontare dell’attività di SpazioCuore ma ci vuole anche instillare un dubbio: le proposte aziendali, in tema di welfare, sono le uniche possibili? Forse esiste anche una terza via. Forse, più a misura di famiglia. Racconta Elisabetta: “Ogni giorno leggiamo decine di articoli in cui si parla di servizi dedicati a mamme e papà che, occupati per gran parte della giornata nel loro lavoro, hanno necessità di ottimizzare il tempo migliorando in qualche modo la qualità della vita.

La babysitter on demand, per esempio, è un servizio molto gradito che è stato richiesto anche a noi che ci occupiamo di servizi alle famiglie,  welfare aziendale e condominiale; con questo servizio le mamme e i papà possono chiamarci e avere una babysitter referenziata che corre in loro aiuto all’occorrenza. Bello, ma quando parliamo con questi genitori stanchi, stressati, che devono trovare la forza di dare fiducia a chi dovrà accudire i loro bambini ci fanno tanta tenerezza perché nei loro occhi si legge un altro desiderio: avere più tempo, orari più flessibili per stare con i loro figli.

Ci ha colpito molto leggere che in questo momento di crisi e incertezza economica, Facebook ha scelto come capo per Europa, Medio Oriente e Africa, una donna: Nicola Mendelsohn, 41 anni, inglese, marito e 4 figli, che lavora solo dal lunedì al giovedì per potersi dedicare alla famiglia.

In Germania è sbocciato il movimento di papà manager che chiedono con forza di avere diritti di paternità uguali a quelli concessi alle mogli, nel Gambia la settimana lavorativa è di 4 giorni, la General Motors  ha fatto questo esperimento su 4 grandi stabilimenti e 17.000 lavoratori.

Valore D ha commissionato una ricerca a Mc Kinsey dalla quale è emerso che a parità di costo azienda, 100 euro di flessibilità di orario di lavoro hanno un valore percepito del + 2.000%, 100 euro per asili o campus estivi hanno un valore percepito del + 200% e 100 euro di assistenza ad un genitore anziano hanno un valore percepito del 900%.

Noi possiamo testimoniare! Molte aziende hanno convenzioni con Spaziocuore per aiutare i propri dipendenti ad avere questi servizi a tariffe vantaggiose perché sanno che pur non contribuendo alle spese danno comunque un aiuto a chi non sa dove bussare se ha un genitore anziano bisognoso di cure o un figlio piccolo. Se dovessimo dire di aver incontrato dei veri esempi di welfare o di work life balance mentiremmo, dal momento che le poche aziende italiane che provano a percorrere queste strade ci sembra cerchino in realtà solo di trovare il modo di trattenere il più possibile i propri dipendenti in ufficio soprattutto senza aggravio di costi.

Quando abbiamo fondato Spaziocuore ci siamo concentrate su un concetto importante: la condivisione di alcuni servizi come ad esempio babysitting o la badante/governante tra più famiglie di uno stesso condominio perché crediamo molto nella possibilità di cavalcare la crisi sfruttando proprio la contiguità fisica e la condivisione dei bisogni.

Saatchi & Saatchi è l’agenzia che ha creato l’ultimo spot di Enel , in cui si dice proprio: “condivido la babysitter con i miei vicini per spendere meno“ ma a noi sembra che ci sia un retrogusto amaro nell’affermazione (anche se gli attori dello spot sorridono), sa di sacrificio.

La nostra filosofia è:  proporre un networking condominiale in una società oramai quasi del tutto priva di una rete familiare e questo non è un sacrificio ma  un sano downshifting, un modo di “scalare la marcia” su alcune abitudini che una difficile congiuntura economica ha trasformato in lussi con il vantaggio, speriamo, di contribuire ad una nuova coesione sociale in quel micro cosmo che è il nostro condominio o il nostro quartiere. Questo è Spaziocuore”.

www.spaziocuore.it

Comments (3)

  • Condivido: il welfare condominiale è una delle vie del futuro. Un grande condominio potrebbe anche pensare all’istituzione di asili domestici

  • esatto! abbiamo nel nostro statuto anche questo. la cosa che cerchiamo di far capire è che oggi è indispensabile riuscire a condividere alcune cose sia per questioni economiche ma anche per far fronte a quella mancanza di rete familiare che è oramai dilagante. Molte nostre clienti che ci chiedono una tata per i loro bambini, sono donne che devono lavorare, che non possono permettersi di stare a casa per mille motivi e non avendo la famiglia vicina devono affidarsi ad estranei. che bello sarebbe se la stessa persona si prendesse cura della vecchietta del primo piano ma anche del bambino del terzo? una mary poppins che prende la vecchietto sottobraccio e insieme vanno a prendere il bimbo a scuola e gli fanno compagnia fino a che non torna la mamma! un bambino e una vecchietta fortunati a condividere il tempo che altrimenti passerebbero da soli. so che sembra utopistico, in una intervista che mi hanno fatto su Radio Capital una radio ascoltatrice mi ha subito fatto notare di quanto siano litigiosi i condomini, lo so, lo so, volete che non lo sappia? ma la mia risposta è stata: chi ha ancora voglia di litigare prima o poi sarà un emarginato sociale.

  • io ho avuto modo di conoscere Elisabetta in occasione di un evento che Spaziocuore ha organizzato per le mamme un Happy Doula, un aperitivo con le doule. trovo che sia intelligente pensare ad una condivisione di servizi soprattutto rivolti a chi ha bambini tra i 6 e i 10 anni, quindi capaci anche di stare insieme ad altri bambini del palazzo o insieme ad adulti. l’idea di una mary poppins che si occupa dei miei figli e dei figli del mio vicino mi piace!

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