Le professioni del futuro

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Con le nostre riviste ci occupiamo anche di formazione e sarebbe miope non prestare attenzione alle professioni emergenti e che riguardano tutte quelle attività che servono per tenere insieme le nostre vite. Il settimanale l’Espresso pubblica un articolo dedicato al mercato degli affetti, e a tutte le attività correlate. Vendiamo al punto: non facciamo più nulla da soli (a questo proposito vedi post del 5 luglio, Quando si perde l’orientamento) e la nostra vita privata viene gestita quasi totalmente in outsourcing: baby teacher, baby sitter, colf, wedding planner, manager della terza età, love coach, family manager. Salvo solo, per motivi che si spiegano da soli, baby sitter e colf. Tutto il resto apre uno squarcio nelle nostre vite. Non sappiamo far più niente in autonomia, abbiamo bisogno di un aiutino per tutto. Dall’assistenza ai compiti dei figli (dimenticavo, salvo anche quelli, porto l’esperienza di due figli al liceo e sono aperta al dibattito…) al sostegno alle persone anziane, che ora che si vive di più vanno consigliate (dagli investimenti all’alimentazione) agli esperti di famiglia. Tenere insieme lavoro, figli e partner è diventata una missione impossibile, ci vuol qualcuno che ci tenga in carreggiata. Se poi diamo uno sguardo a internet, chi può sopravvivere senza un manager che cura la tua web reputation? Ma veniamo alla delega che più mi inquieta, la ricerca del partner, che ormai solo i dilettanti lasciano al caso. Prova ne sia che le agenzie di dating spopolano sulla rete. Nessuno ha più tempo per guardarsi intorno e allora deleghiamo i sentimenti a un algoritmo. Se poi la scintilla scocca davvero, non sia mai che ci mettiamo a tavolino a organizzare il matrimonio. Solo i dilettanti fan da soli, servono i wedding planner! Se poi anche l’agenzia di dating fallisce il marito, in caso di bisogno, si può sempre affittare. Si buca una gomma, in casa nostra c’è bisogno di una riparazione urgente? C’è il marito in affitto. I costi? 30 euro l’ora. 

Comments (5)

  • Che tristezza! sembra davvero che non siamo più capaci di fare nulla da sole.
    Credo che il motivo sia che, sempre di più, la nostra vita è esposta in una sorta di vetrina e, dato che siamo sotto gli occhi d tutti, dobbiamo essere sempre perfette.
    Essendo assolutamente impossibile e inumano essere perfette, cerchiamo di raggiungere la perfezione usando una serie di supporti che solo 15 anni fa non sapevamo neanche esistessero.
    Wedding planner? le spose erano felici di organizzarsi il proprio matrimonio.
    Personal shopper? ma quale donna italiana non sa abbinare una borsa alle scarpe?
    Personal trainer? ma chi lo dice che dobbiamo essere in formissima e palestrate?
    La reputation, su web o altrove, ce la si fa lavorando duramente con onestà, rispettando le persone e avendo forti valori etici.
    Love coach? salvo casi estremi in cui è necessario rivolgersi a uno psicologo, credo che nessuno possa ritenersi “esperto in amore”, ogni amore è diverso e unico.
    Family manager? non è un’invenzione, ma il nuovo nome delle governanti che pochi possono permettersi.
    In quanto al dating on-line o tramite agenzie, lo trovo infinitamente triste… vuole dire che non siamo più capaci di avere rapporti umani, che siamo sempre di fretta e non ci guardiamo più in giro con curiosità e che anche la ricerca dell’amore deve essere pianificata e inserita in agenda, come un appuntamento dall’estetista.

  • Allora propongo che noi donne del blog “dirigenti disperate” raccogliamo questa sfida nel mantenerci e/o diventare diverse da questa tristezza che stiamo leggendo.
    Passi per le baby sitter quando abbiamo figli piccoli e un aiuto in casa mentre siamo al lavoro… per il resto restiamo noi stesse e utilizziamo le nostre capacità umane, organizzative e relazionali all’insegna di un sano “fai da te” per difendere la notra privacy, la nostra libertà di decisione e di pensiero!
    In tutto questo trovo solo del gran consumismo passato dai beni di materiali a quelli umani e soft, ben più pericolosi.

  • Sono assolutamente anch’io dell’avviso di delegare solo le attività che non richiedono necessariamente la nostra presenza (provate a pensare comunque quanti lavori domestici fareste in maniera sinergica rispetto a come vengono fatti dalle delegate, pur dell’avviso che “meno male che queste ultime ci sono”)… Per il resto… basta con quest’ansia di dover a tutti i costo “ottimizzare” i tempi senza lasciarsi la possibilita’ di uscire per comprare delle scarpe e ritornare a casa con uno stato d’animo diverso perche’ abbiamo incontrato una persona (amica, amico, collega, parente, poco importa) che ci ha dato un valore aggiunto alla giornata. Ognuno di noi ha bisogno di cose diverse in momenti che potrebbero sembrare uguale agli altri e quindi viviamoci la vita con il connotato che deve caratterizzarla “che sia unica e diversa da tutte le altre”.

  • Lascio un mio commento da un altro punto di vista.
    In un certo senso svolgo una delle nuove professioni. Mi occupo di sviluppo della “risorsa umana” sia in azienda che nel privato. Perchè avvalersi oggi di figure che una volta non esistevano o non erano necessarie? Perchè le persone negli ultimi 20 anni sono state pilotate verso scelte di altri e canalizzate verso comportamenti non propri.
    Risultato: non hanno più la propria identità ma quella costruita e voluta da altri. Scegliere vuol dire assumersi responsabilità, sia per l’acquisto di un paio di scarpe, sia per dire di NO quando non si condivide qualcosa. Vuol dire uscire dal coro, essere anche da soli, se necessario e questo oggi fa paura. Ed ecco allora che ci si rivolge a chi ti organizza il matrimonio, chi ti veste, chi ti prepara i discorsi, ecc. ecc. Cambia la società, oggi è fatta di immagine, di relazioni, domani, mi auguro nuovamente di “persone autonome e respons-abili”. Grazie per l’attenzione

  • La questione è piuttosto scottante, e presenta diverse sfaccettature. Innanzitutto perchè sentirsi in colpa se si ha bisogno d’aiuto? Se ce lo si può permettere, perchè non utlizzare persone che ti possano sollevare da alcune incombenze, se quel tempo che hai così guadagnato puoi dedicarlo a fare qualcosa che ti piace di più? In parole povere, preferisco far stirare qualcun altro e dedicare quelle due ore a leggere un buon libro, o a fare quattro chiacchiere con le amiche. E se il tempo è poco, perchè non chiedere a qualcuno di aiutarti a organizzare un matrimonio o un evento? Il problema diventa molto più grave quando non hai nè tempo nè soldi! Allora la donna, volente o nolente, deve correre tutto il giorno per organizzare la scuola dei bambini, la casa, i documenti, l’ufficio… e arriva stremata alla fine della giornata.
    Per questo sarebbe bello capire come poter aiutare queste donne, e se c’è un modo per farlo, perchè non è giusto che qualcuno lavori, in un modo o nell’altro, 18 ore al giorno: avere qualche momento da dedicare a se stessi è fondamentale per cercare di mantenere una certa sanità mentale.
    So che l’Università Cattolica ha promosso un tavolo di lavoro sulla questione, e ha premiato le piccole iniziative di cui è venuta a conoscenza (ad esempio una parrucchiera della Brianza ha aiutato le sue dipendenti chiedendo loro di portare in negozio i panni che dovevano stirare, e facendo venire lì una donna a stirare tutto il giorno: in questo modo ha ottenuto di avere dipendenti più contente, e ha creato una seppur piccola possibilità di lavoro per un’altra donna… Bello, no?)

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