Il tempo che non c’è

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Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo da spendere. L’ha detto Teofrasto nel terzo secolo avanti Cristo. Dovremmo ricordarlo più spesso. Perché poi la vita ci riporta alla realtà e ci pensa lei a ricordarci che di tempo non ne abbiamo più.
E allora, quando è tardi, capita di rammaricarsi per qualcosa. Dovremmo tutti vivere con più consapevolezza il presente e smettere di rimandare, piantarla di costruirci alibi per non fare, abbandonare quell’atteggiamento di rovinosa indulgenza che ci porta a rimandare quel che non pensiamo sia urgente ora ma si rivelerà essenziale quando sarà ormai tardi per dire, fare, portare a compimento una cosa. Se ognuno di noi lavorasse e si comportasse dando più importanza a quel che si deve fare, cercando di agire più responsabilmente, ne trarremmo un gran beneficio tutti quanti. E invece c’è sempre qualcosa che si può far domani, quella telefonata che tanto può aspettare, quell’amico che possiamo andare a trovare settimana prossima. Ma la vita può bloccarci la strada. Erano settimane che mio figlio Andrea mi diceva, “mamma, devo chiamare Marcello, mamma devo andarlo a  trovare”. I parenti non te li scegli, ti capitano e puoi decidere di frequentarli o meno. Gli amici no, quando decidiamo di far entrare qualcuno nel nostro privato allora siamo capaci di costruire relazioni profonde e solidissime. Questo è quel che è capitato con Marcello, uomo di straordinaria cultura che è entrato nella nostra famiglia qualche decennio fa e, con pazienza infinita, ha cercato di inculcare un po’ di latino e greco ai miei figli. Ogni tanto Andrea se ne usciva con analogie ardite tra letteratura e filosofia, io gli domandavo ammirata come avesse elaborato riflessioni tanto profonde e lui, come fosse normale avere una mente straordinaria con la quale confrontarsi, rispondeva: “Me l’ha detto Marcello!”. Stanotte Marcello se n’è andato e anche mio figlio capirà cosa vuol dire non avere più tempo. Capirà, spero, cosa significa poter fare una cosa e decidere di non farla. Capirà che se decidiamo di non fare ci porteremo dietro delle conseguenze. Continuiamo a fare grandi ragionamenti su cosa dovrebbe cambiare, cosa gli altri dovrebbero fare e non fanno, continuiamo a lamentarci di tutto. Forse dovremmo noi per primi cominciare ad agire quando è il momento. E cerchiamo di aver chiaro che la responsabilità di quel che ‘non’ accade, è solo nostra. In famiglia, in azienda e, in generale, nella vita.

Comments (3)

  • È vero… che disperazione quando ci si accorge di non poter più recuperare il tempo perduto… bisogna tener cari gli amici, e’ un tesoro che ci si costruisce con gli anni e che nessuno ci può rubare… se non il tempo.

  • Andrea forse ha bisogno di qualcuno che gli parli anche della morte, se già non è stato fatto. Cosa facilissima nella società agricola, in cui la vita e la morte degli animali erano affari quotidiani. Cosa difficilissima nella società urbana che ha allontanato la naturalità ed ha fatto della morte una questione di ospedali, hospice….
    Sulla morte c’è un bel capitolo nel Piccolo Principe, una fiaba per adulti e per bambini!

  • Cara Chiara commento le tue parole che condivido appieno, citando un teologo tedesco D. Bonhoeffer:
    “Essendo il tempo il bene più prezioso che ci sia dato, perché il meno recuperabile, ogni volta che ci voltiamo indietro a guardare ci rende inquieti l’idea del tempo eventualmente perduto. Perduto sarebbe il tempo
    in cui non avessimo vissuto da uomini (e da donne), non avessimo fatto esperienze, imparato, operato, goduto e sofferto.”
    E’ importante agire e non rimandare…

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