Etica: sostantivo femminile… ma non troppo

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Sul primo numero dell’anno di Persone&Conoscenze affronteremo il tema dell’etica. C’è un ambito all’interno del quale l’etica sembra totalmente assente, e mi riferisco al lavoro femminile. La percentuale delle donne al lavoro in Italia cresce ma questa è solo in apparenza una buona notizia. Perché i numeri rivelano che la percentuale di donne che lasciano il lavoro quando diventano madri aumenta. A nulla valgono tecnologie, politiche di welfare, normative sullo smart working. Mamma e lavoro restano due universi paralleli, o fai la mamma o lavori. E quando affiora la sensazione di fare qualche passo avanti arriva puntualissima la dichiarazione del politico di turno che sostiene a furor di popolo che le mamme devono tornare a fare le mamme. Come se una mamma che lavora sia meno mamma di una che un lavoro non ce l’ha. Perché diciamolo, chi può permettersi di stare a casa? E infatti, il dichiarante di turno promette un sostegno per chi decide di dedicarsi al focolare domestico. Come se il sostegno, da quantificare, oltretutto, possa essere sufficiente per portare il figlio alla laurea… I costi, per quanto indicativi, per portare il figlio alla maggiore età si aggirano intorno ai 200.000 euro. Poi c’è il capitolo Università, che non affrontiamo qui. Ma bisogna avere il coraggio di dire che lasciare il lavoro per non pagare la baby sitter è un’operazione finanziaria da scellerati. Bisogna dire alle donne che se si allontanano dal lavoro perderanno progressivamente competenze, e quando prenderanno consapevolezza del costo delle rette universitarie e vorranno magari tornare al lavoro, sarà troppo tardi. La generazione dei millennials si sarà, giustamente, fatta strada. Cosa che peraltro già si verifica nelle organizzazioni, i coach cercano di metterci una pezza con il ‘reverse mentoring’ ma diciamolo, non c’è partita… Quindi, ancora una volta, tutte le donne – e sono la maggioranza – che non lavorano in quelle famose aziende dove tutti vorrebbero lavorare dotate di asilo, asilo nido, palestra, piscina, maggiordomo aziendale (nel numero apriamo una parentesi critica anche su queste realtà che, con la scusa di farti trovare ogni sorta di comodità al loro interno, ti fanno sembrare inutile guardare fuori) vengono lasciate sole. Dove l’asilo c’è tu, mamma, hai risolto molti problemi. Devi trovare un back up quando il pargolo si ammala ma puoi affrontare la tua giornata con relativa tranquillità. Peccato che in Italia le aziende che offrono questi ‘benefit’ siano pochissime, le nostre imprese sono medio-piccole e ci si deve affidare alla sensibilità dell’imprenditore. E metter mano al portafoglio. I più fortunati hanno i nonni portata di mano, ma i nonni sono merce rara ora che la riforma delle pensioni li tiene al lavoro fin quasi ai settant’anni… La faccenda è complicata e i 4 giorni di congedo di paternità sono una misura largamente insufficiente. Come ho scritto in più occasioni, i figli sono ancora appannaggio di chi se li può permettere. E qui si inserisce il tema etico. È etico un mondo del lavoro che chiede alle donne di rinunciare a diventare mamme? E se le mamme e lavorano in una grandissima azienda dove i turni sono gestiti da algoritmi, è etico schierarsi dietro alla tecnologia e abbandonare la ricerca di soluzioni che vadano incontro alle esigenze delle famiglie? È etico che il salario delle donne sia inferiore a quello dei colleghi? L’atteggiamento delle donne al lavoro dipende dal grado di fiducia che i capi ripongono in loro, da quanto si sentono sicure di potersi ritagliare degli spazi. Il lavoro che dovrebbero fare i capi –donne o uomini che siano– per accorciare le distanze tra persone e organizzazione è un tema etico. Garantire a tutti in azienda le medesime opportunità è un tema etico, di responsabilità sociale. Ma tant’è. Il binomio donne e lavoro genera molta sofferenza e nel nostro Paese il ricambio generazionale non è nemmeno garantito. Negli ultimi 10 anni abbiamo attraversato una crisi conseguenza di paradigmi economici che si sono modificati per sempre. Nel frattempo, le ragazze studiano e si laureano con voti più alti dei maschi e si avvicinano con meno timore alle materie Stem. Un esercito di donne preparate è pronto per entrare nel mondo del lavoro. E le aziende definite ‘best place to work’ cosa fanno? Danno alle donne la possibilità di congelare i loro ovuli in modo da pianificare la maternità nel momento meno sfavorevole per lo sviluppo della loro carriera. Con buona pace per l’etica.

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