Always on

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Sto leggendo il libro dell’elasti-mamma. La mamma elastica. Perché per conciliare famiglia e lavoro bisogna essere fatti di una diversa materia. Elastica, appunto. Poiché, avrete intuito, mi sta a cuore il problema, ho approfittato dell’occasione che il mio meraviglioso mestiere mi consente per domandare a donne che hanno raggiunto la stanza dei bottoni come fanno, quale la loro ricetta per tenere insieme la trama di tutto. Senza tirare troppo i fili. Perché anche gli elastici si rompono. Bene, premesso che ognuna di noi deve trovare dentro di sé la propria soluzione, condivido la filosofia del ‘mai in vacanza, sempre in vacanza’. È impensabile, ormai, pensare di staccare la spina per lunghi periodi. Il mondo corre veloce e il nostro mercato ci chiede risposte. La tecnologia ci consente di essere connessi ovunque, possiamo portare il nostro ufficio sempre con noi. E questo ci permette di dare risposte anche quando le contingenze ci portano a fare altro. In realtà essere connessi sempre, reperibili (quasi) ovunque ci dà la libertà di poterci svincolare dalla nostra scrivania proprio quando chi ci sta vicino ha più bisogno di noi. Una libertà che vale più di qualsiasi vacanza. Alla World Computer Conference, che nel 2008 si è tenuta a Milano per la prima volta, una giornata di lavori è stata dedicata al tema ‘Women & Technologies’. Rappresentanti del mondo dell’industria e delle istituzioni hanno portato la loro testimonianza. Cosa è emerso? Gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione ci consentono modalità di lavoro impensabili fino a pochi anni fa, come ad esempio dare indicazioni ai nostri collaboratori mentre nostro figlio, urlante, sta facendo l’aerosol. Finché l’utilizzo delle webcam non sarà pervasivo, potremo anche prendere decisioni, affidare mansioni e rispondere a mail urgentissime scaldando il biberon. Ma si tratta pur sempre di situazioni eccezionali. La tecnologia ci consente, appunto, di non staccare mai, di essere reperibili e dare le risposte che il nostro staff si aspetta da noi anche quando famiglia, figli, malattie richiedono la nostra presenza. Ma chi ricopre posizioni manageriali, uomo o donna che sia, deve lavorare gomito a gomito con le proprie persone, deve vivere l’azienda dal di dentro. E nemmeno il device tecnologico di ultimissima generazione può sostituire la presenza. Ben venga quindi la tecnologia, che consente quell’elasticità indispensabile per far fronte alle esigenze legate alla conciliazione. Senza dimenticare che le persone con cui lavoriamo hanno bisogno di noi. Che non sempre, una mail, è sufficiente. Sulla rivista Persone&Conoscenze abbiamo dedicato un focus al ‘diversity management’, un tema che, ho notato, catalizza l’attenzione di manager e consulenti. Se ne è parlato anche al convegno di apertura del SAS Forum6, evento durante il quale professionisti dell’It si confrontano per cercare nuove opportunità in uno scenario di mercato caratterizzato, mai come oggi, da grande incertezza. Cosa fare dunque? È necessario imparare a leggere la realtà in modo meno convenzionale, ci spiega Jonas Ridderstråle, consulente e conferenziere, in apertura di convegno, per sorprendere il mercato e non subire il periodo di crisi che stiamo attraversando. E in un contesto caratterizzato da incertezza, “il manager che aspira a diventare leader e far emergere la propria azienda –sostiene Ridderstråle– non deve solo possedere gli strumenti per codificare la realtà, ma deve associare alla abituale competenza intellettuale anche quella psicologica. Abbinare la mera execution all’impegno, generando un sistema allargato di condivisione. In una parola, puntare all’eccellenza e alla diversità, credere fortemente nelle idee, avendo la capacità di sorprendere il mercato”. Mai come in questi mesi in cui le borse impazzano e l’economia ristagna saranno i talenti, con le loro differenze, a far emergere il valore e individuare le opportunità. Innovare, ora, non basta più. Bisogna guardare alla realtà con occhi diversi. Ma solo condividendo una visione generata da eccellenze ‘diverse’ sarà possibile comprendere il contesto in cui si è calati. Per trovare nuove opportunità.

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