Pulizie? Robe da uomini

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Si chiama management by cleaning, una teoria manageriale giapponese di cui si comincia a parlare anche da noi.
Punto di partenza, va da sé, la pulizia che, come ha scritto l’autore del volume Toilet Cleaning Management Hidesaburō Kagiyama, aiuta a formare le persone e a cambiare le aziende. E di cambiamento, di questi tempi, c’è un gran bisogno. Soprattutto quando le aziende non vanno bene e bisogna cambiare rotta. Altrettanto evidente che non basta dare una pulita ai vetri per dare nuovo lustro a un’attività e, per guardare a questo approccio in termini non superficiali, dobbiamo approfondire
l’obiettivo che ogni organizzazione si dovrebbe dare. Che non può essere il profitto tout courtO meglio, la ricerca del profitto non può essere efficace se, al contempo, non si dà alle persone l’opportunità di migliorare se stesse, se non si danno gli strumenti che aiutano a  trovare un senso nel lavoro che si fa. Il profitto, insomma, non può essere svincolato dall’attenzione al benessere delle persone che concorrono alla crescita e allo sviluppo del business. E come si produce questo benessere, che strumenti si danno alle persone? Si parte dall’ambiente, che deve essere sano, pulito e ordinato dove tutti, grazie a un forte senso di appartenenza che il management concorre a creare, curano l’azienda come fosse qualcosa di proprio. Dove l’ufficio viene tenuto come il salotto di casa (si chiama management partecipativo, se vogliamo usare parole sofisticate). La ricetta funziona e nel libro vengono riportati esempi di aziende ‘salvate’ dalla pratica della pulizia. Vien da chiedersi come mai questa idea non sia venuta a una donna. Forse perché per le donne le pulizie sono pratiche talmente interiorizzate che si danno per scontate? Non ne sono proprio sicura… Se guardo al contesto del nostro ufficio il fanatico dell’ordine e della pulizia è, anche qui, un uomo. Il mio socio passa le domeniche in ufficio a mettere in ordine, controlla le scrivanie prima di uscire, si indispettisce se le tende non sono allineate… Se non sprofondiamo nel caos lo dobbiamo a lui. (Che quando arriva a casa, trova nei cassetti i calzini piegati e stirati. Però…)

Comments (2)

  • Un mio amico che, fortunatissimo, ha un minialloggio che affitta regolarmente a professionisti che devono abitare a Mestre per ragioni di lavoro mi dice che ormai da 2/3 anni gli inquilini migliori sono gli uomini. Sono attenti e puntuali nella gestione ordinaria, lasciano l’alloggio sempre in ordine. Le ” conduttrici”, invece, sono disordinate e spesso poco trasparenti nella gestione, ospitando, anche fuori contratto, fidanzati ed amici. Le indesiderate tracce di queste confuse presenze sarebbero evidenti al momento della riconsegna dell’alloggio. Avanzo un’ipotesi: può essere che questo “disordine marginale” sia un sintomo secondario della più ampia frattura nell’ “ordine costituito” che le donne hanno provocato a livello addirittura epocale?

  • Credo che la vocazione per l’ordine, gli schemi e la pianificazione non siano doti di genere, ma certo chi in ambito domestico è alla prova con l’organizzazione delle cose da fare è spinto verso un allenamento di queste capacità e spesso, per puro senso pratico, trasferisce le doti acquisite anche in ambito lavorativo.
    Ma non è detto che chi piega i calzini con metodo geometrico e li divide per colore nei cassetti profumati al Muschio bianco sia per deduzione anche ordinato in ambiente lavorativo o nella propria professione.
    Se così fosse credo si potrebbe aprire il capitolo dell’ordine che sfiora la mania, figlio dei nostri tempi: il rito che rassicura, quel “lavare bianco che più bianco non si può” per compensare il disordine mentale causato dalla vorticosa quotidianità.

    E quindi, grazie alle donne che piegano i calzini e permettono di iniziare la giornata, aprendo il cassetto, con quella serenità che solo la vista di un cotone disteso e piegato può dare, e agli uomini che ci fanno trovare il lavandino lindo e la lavastoviglie caricata dei piatti sporchi della sera prima.
    Se donne e uomini si occupassero della reciproca sanità mentale tutti uscirebbero di casa con più voglia di affrontare il caos che ci aspetta fuori…e di tenere in ordine anche l’ufficio.

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