Ognuno potrebbe

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Stanotte finalmente l’ho capito, perché continuano a fabbricare rotonde: per farci capire che il nostro destino è sbagliare strada. ognuno potrebbeCatturo questa frase dal bel libro di Michele Serra ‘Ognuno potrebbe’. Una bellissima riflessione sulla crisi del nostro presente dove non manca l’elogio del genere femminile. Dalla voce del navigatore, che quando impartisce un ordine punta tutto sulla seduzione e include nel tono della voce l’eventualità della disobbedienza e dell’errore. Come il tono che usano le madri, peraltro. Per ogni maschio che sbraca sul proscenio – scrive Serra – c’è una ragazza in secondo piano, che pensa quieta alle sue faccende […] la loro circospezione mi rassicura, è come se fossero in attesa di qualcosa, come se volessero conservare energia per quando sarà il momento, mentre il rumoroso scialo di sé che fanno i maschi mi appare, ogni giorno che passa, come la prova provata che hanno perduto qualunque fede nel tempo, nel suo ritmo nelle sue promesse. Alcuni passi del libro marcano forti le differenze, con un elogio del femminile che si presta a facili critiche ma che è difficile controbattere (come la malavita che, scrive, si serve di un cast di soli uomini). Ma per tornare alla rotonda, e alla strada sbagliata che il destino con violenta pervicacia si ostina a farci imboccare, credo un buon proposito per il nuovo anno potrebbe essere immaginare per le nostre organizzazioni, che vivono e si alimentano di differenze, una narrazione nuova. Potremmo sforzarci di progettare contesti meno scontati, dar vita a dibattiti meno stereotipati, anche su questo tema. Dobbiamo sforzarci di pensare in modo originale, come ci esorta a fare Francesco Varanini nel ‘Trattato di informatica umanistica’ che ha appena dato alle stampe. Dovremmo liberare il pensiero dai vincoli e imparare a progettare, che significa gettarsi in avanti ed essere capaci di far venire alla luce ciò che si stava cercando. Forse non è la strada ad essere sbagliata. Forse siamo noi a percorrerla il modo sbagliato. E un modo certamente sbagliato è continuare a non riconoscere le differenze e non lavorare per valorizzarle. In agenda quest’anno abbiamo diversi appuntamenti che affronteranno il tema: a Roma il 18 maggio e a Milano il 12 luglio e il 15 novembre. Ma dobbiamo trovare una nuova narrazione. Se pensare, come scrive Varanini, è avventurarsi nell’ignoto, diradare l’oscurità, ognuno di noi ha il dovere di partecipare a questa avventura. Abbandonando tanto per cominciare termini che ho sempre considerato fuorvianti, come conciliazione e worklife balance per progettare, appunto, una nuova narrazione. Dove ognuno può, anzi ha il dovere di portare qualcosa di nuovo. E questo potrebbe essere un buon proposito per il nuovo anno che sta arrivando. Auguri.

Commento

  • Molti studi testimoniano che il pesiero creativo, divergente, non é amato in molte organizzazioni , a partire dalla scuola (Steinberg).
    Al di là di ogni romanticismo, innovare significa esser disposti a pagare un prezzo.
    Galileo, alla fine, non si sentì in grado di pagarlo, abiurando: umano
    troppo umano.
    Auguri, anche a chi preferirebbe Galileo a Giordano Bruno

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