L’uguaglianza può attendere

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“Non vedremo più donne ai vertici in questa generazione, neanche  nella prossima, forse in quella dopo”, mi dice Francesca Contardi, alla guida di Page Personnel, società che si occupa di ricerca e selezione. La demografa Rossella Palomba è riuscita a circostanziare con più precisione questo tempo che servirebbe per raggiungere un equilibrio. E non parliamo qualche generazione. Ci vorranno secoli. Nel suo libro Sognando parità snocciola cifre e ci dà un interessante orizzonte temporale: dovremo attenere il 2425 per vedere in Corte d’Appello e ai vertici della magistratura un equilibrio di genere. Stesso orizzonte anche per le università, non per tutte, per fortuna: avremo uno stesso numero di professori ordinari alla Sapienza di Roma nel 2487, nella milanese Bocconi le cose andranno meglio, ‘già’ nel 2114 ci sarà parità. Decisamente più in salita la carriera diplomatica, che peraltro è stata preclusa alle donne fino al 1964. Le ambasciatrici dovranno attendere fino al 2660. Ecco l’importanza di strumenti come la legge Golfo-Mosca, che impongono di avere il 20% di donne nei Cda, quota che salirà al 30% nel 2015. Solo imponendo la presenza si potrà ridurre il disequilibrio che c’è. Il tema delle quote genera sempre un dibattito, c’è chi le accetta con il naso tappato di montanelliana memoria e chi rifiuta il trattamento da ‘specie protetta’. Io sono favorevole, se un cambiamento positivo ha bisogno di un’imposizione, accetto l’imposizione. E voi? 

Dimenticavo la buona notizia: gli uomini hanno incrementato nel corso degli ultimi 20 anni il loro impegno sul fronte domestico: 10 minuti in più al giorno. 

 

 

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