Attesa o formazione?

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È bello ritrovare nella vita di ogni giorno le riflessioni che leggiamo nelle pagine delle nostre riviste, o dei nostri libri. Tra pochi giorni sarà disponibile la raccolta di testi che Massimo Reggiani ha pubblicato su Persone&Conoscenze dal 2004 al 2008 dal titolo ‘Strana gente i formatori’. In una rubrica datata 2004 Reggiani riflette sul tempo passato in attesa, di un aereo, di un treno, un tempo trascorso in un ‘non luogo’. Un tempo ‘regalato’, lo definisce, durante il quale si può imparare qualcosa di sé, sulle persone, sul mondo. Un tempo da non impiegare per forza a leggere un libro o a ‘buttarsi avanti con un report’ – scrive – trascinati da un’ansia di doverismo lavorativo totalizzante, lo definisce (e l’espressione mi pare molto ma molto azzeccata). Reggiani si riferisce al tempo che ci viene regalato e che possiamo dedicare all’osservazione dei comportamenti, alla gestione dei rapporti interpersonali, all’analisi delle reazioni delle persone agli eventi. Addirittura l’autore la definisce un’ottima prova di ‘assessment del potenziale’. Ho riletto recentemente questi scritti e quindi mi tornano facilmente alla memoria. L’occasione mi è capitata proprio ieri, all’aeroporto di Amsterdam, quando l’orario di partenza del mio volo è stato posticipato di tre ore. La prima reazione è stata prevedibile. Ho tirato fuori un libro – una reazione sin troppo normale, agli occhi di Reggiani, ma tant’è –. Il fatto è che vicinissimi a me stazionavano un gruppo di adulti con bambini urlanti, difficile dedicarsi alla lettura. Quindi ho alzato gli occhi e iniziato a osservare il gruppetto molesto. E mi sono accorta che sì, avevo accanto dei bambini che nessuno vorrebbe avere accanto in un viaggio, ma in quel gruppetto c’era un bimbo che non stava affatto urlacchiando canzoncine di Natale. Quel bambino stava eseguendo una vera e propria performance canora, tant’è che si era procurato un cappello e, al termine della canzone, girava tra le poltrone per chiedere caramelle – anche monetine erano gradite – ai passeggeri in attesa. Le bimbe che erano con lui cercavano di improvvisare passi di danza ma senza riuscire a rubargli la scena. Possiamo guardare a questa performance come ad un assessment del potenziale? Con un po’ di fantasia dico di sì. In quel momento ho avuto la sensazione che quel bimbo – massimo cinque anni – nella vita avrà meno difficoltà di altri a condividere le sue idee con un gruppo e, perché no, anche a far valere le sue opinioni e a cercare il consenso. Ci sono tratti del carattere che ci portiamo dietro ed è facile prevedere che l’audacia di girare con un cappello per chiedere un riscontro del proprio talento riaffiorirà anche negli anni a venire, e verrà spesa in altri contesti. Poco più in là altri ragazzini che a fatica alzano lo sguardo dai propri cellulari, immersi in mondo che qualcun altro ha disegnato per loro e alle cui regole si piegano sotto gli sguardi compiaciuti di genitori orgogliosi di avere bambini che hanno da poco abbandonato il pannolino ma già così ‘smart’, come si dice ora. Racconto questo episodio perché, come sempre, la nostra responsabilità di genitori è enorme. Quando le persone entrano in un’organizzazione è già tutto fatto, arrivano con il loro vissuto, il loro carattere, il loro potenziale. Le aziende racchiudono tesori di diversità inestimabili. Ma bisogna essere capaci di valorizzarli, bisogna mettersi in ascolto, osservare. Reggiani sosteneva anche che le donne possiedono questa capacità, per questo sono tanto numerose all’interno delle funzioni Risorse Umane. Nell’anno che si sta chiudendo abbiamo cercato di tenere uno sguardo vivo sulle sfide dei responsabili delle risorse umane e il 12 gennaio commenteremo i risultati di un’indagine che ogni anno OD&M realizza in collaborazione con noi dedicata all’agenda del direttore del personale (il programma al link: http://www.este.it/eventi-per-data/430-agenda-hr-2017-milano-2017.html#programma). L’autore del nostro libro ci esorta a utilizzare ogni momento che abbiamo per ‘aggiungere’ punti di vista diversi. Viviamo lamentandoci che non abbiamo tempo, ecco un insegnamento per guardare in modo diverso al tempo che abbiamo a disposizione. E non è certo l’unico. Se ci vorrete seguire nel nuovo anno, avremo modo di parlare di molto altro. Auguri.

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