Votiamo chi fa

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È abitudine dei giornali non dare indicazioni di voto. Lo scrive stamattina Eugenio Scalfari nelle pagine di Repubblica precisando però che è facoltà di un collaboratore esprimere le sue intenzioni di voto, argomentandole. E Scalfari voterà Matteo Renzi. Questo blog non è un quotidiano nazionale e io non sono Scalfari, nondimeno credo sia importante condividere le mie intenzioni, argomentandole. Siamo in un momento delicatissimo, e se da anni riecheggia il mantra della crisi come binomio di pericolo e opportunità, noi corriamo il rischio di non coglierle queste opportunità, se ci lasciamo abbindolare da urlatori che si improvvisano leader. Il nostro Paese ha bisogno persone preparate ma abbastanza giovani da non aver respirato troppo a lungo l’aria di un sistema che ha visto per troppi anni lasciar prevalere l’interesse del  singolo sull’interesse della collettività. Abbiamo bisogno di persone che hanno visto la crisi da vicino e che, senza aver vissuto i malati fasti degli anni ’80, hanno consapevolezza che solo un impegno civile serio, fondato sull’etica e la trasparenza può darci un orizzonte. Persone che hanno preso coscienza del fatto che le nostre risorse non sono illimitate, che condividono non solo per sentito dire i problemi della gente e fanno cose concrete. Fanno, punto. E questo è già un punto di partenza straordinario. La cosa peggiore che possiamo fare noi, come cittadini, è non esprimerci. E la seconda opportunità che non dobbiamo perdere è votare una donna. Non mi dilungo su dati e statistiche che dimostrano come l’occupazione femminile salvi il Pil. Spiego perché, tre le preferenze, darò il mio voto ad Alessia Mosca, capolista alle elezione europee nella circoscrizione nordovest, una delle cinque donne capolista scelte dal PD. Innanzitutto perché ha fatto. La legge sulle quote rosa (per quanto possa essere da più parti contestato il principio) è opera di un lungo lavoro bipartisan con Lella Golfo. Una legge che viene ora presa ad esempio da tutta Europa. È sua la proposta di legge sullo smarter working, per abilitare nuove forme di organizzazione di lavoro e migliorare la conciliazione. E poi è un’europeista convinta. Continuiamo a ripeterci che da soli non si va da nessuna parte. Senza donne, e senza Europa, rischiamo di fermarci del tutto.

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