Tag: femminile

Mariachiara Novati ha organizzato nella giornata di ieri il terzo congresso nazionale Macse, l’associazione che ha fondato e che riunisce un network di assistenti di direzione. Ho partecipato ai lavori del pomeriggio insieme con Maurizio Bottari, Amministratore delegato di Ambire, società di consulenza specializzata nell’area delle risorse umane, Lucia Fracassi, membro della fondazione Bellisario e Gianna Detoni, Managing Director di Panta Ray.

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Titola così il bell’articolo che il settimanale femminile Tu Style ha dedicato al mio libro Ci vorrebbe una moglie. Lavorare senza sensi di colpa nè preoccupazioni ‘altre’ (i bambini, la spesa, l’apparecchio per i denti) per gli uomini è normale: ci siamo noi a risolvere tutto. L’articolo inizia con una domanda: ma se è lei a fare carriera, al resto chi ci pensa?

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Servono mogli o modelli?

Ricevo questa mail che mi fa piacere condividere.

“Ci tengo a ringraziarla  per la bella  opportunità offerta tramite il blog di condividere impressioni e punti di vista che orbitano intorno all’universo professionale  femminile. Ora che nella mia libreria -lasciato volutamente in evidenza-  troneggia il suo ultimo libro, mi capita sovente di intraprendere appassionate conversazioni ‘di genere’ con le mie caparbie e pasionarie amiche. La mia esperienza non è propriamente quella di una ‘dirigente disperata’ ma piuttosto quella di una ‘trentenne affannata’ che, insieme a un copioso numero di solidali coetanee, ha una gran voglia di mettersi in gioco professionalmente.  E se nella nostra vita di coppia non intravediamo ostacoli e non subiamo  ricatti volti a inibire la nostra voglia di realizzazione, è spesso all’interno del  mondo del lavoro che vediamo riaffiorare atteggiamenti figli di una natura ancora troppo spesso patriarcale o (bene che vada) paternalista. Insomma, quello che mi sento di dire è che per me più di una moglie ci vorrebbero modelli, storie professionali di donne, dirigenti o professioniste appassionate, che raccontandosi diventano faro, riferimento e rappresentanza di quella forma di realizzazione e dignità che scaturisce proprio dal nostro lavoro.  Grazie ancora per questo momento di confronto e continui a raccontare storie, ne abbiamo un gran bisogno!”

Dopo due anni di incarico presso il dipartimento di Stato Americano, Anne-Marie Slaughter dichiara di essere stata costretta a tornare all’insegnamento universitario, non perché non amasse il suo lavoro o fosse stufa della politica, ma perché le era impossibile destreggiare la sua carica con le esigenze dei due figli teenager. Leggo la notizia sul Corriere della Sera del 23 giugno. Tre giorni dopo la presentazione del mio libro Ci vorrebbe una moglie.

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