La danza di Billy

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Per il piccolo Billy Elliot non è stato semplice far accettare la sua passione per il ballo in un contesto che associava la danza maschile all’omossessualità. Ma la passione di Billy ha la meglio e il piccolo figlio di minatori alla prese con la crisi della metà degli anni ’80 riuscirà ad essere ammesso alla Royal Ballet School di Londra. La trama è notissima e a Londra da anni va in scena il musical tratto dal film. In vacanza a Londra per qualche giorno con la mia famiglia non abbiamo perso l’evento. Oltre alla bravura del piccolo Billy, mi ha colpito il cast. Tutti bravissimi, e questo è abbastanza scontato. L’aspetto che mi ha sorpreso è che nessuno dei personaggi volesse portare sulla scena un cliché di perfezione, nessuno che volesse aderire a un canone classico di bellezza ed eleganza. Tutti sembravano desiderosi di affermare la propria caratteristica, la propria differenza. Dal ballerino sovrappeso ma comunque agilissimo, all’insegnante di ballo lontanissima dal canone standard della ballerina dalla figura sottile. Per non parlare della nonna di Billy che, incurante dell’età, si infila con disinvoltura in un improbabile tutù. Come se ognuno volesse chiedere allo spettatore di guardare al di là del già visto, di fare uno sforzo per imparare a osservare quel che sta dietro all’esteriorità. Come dire: ognuno ha qualcosa da dire e da dare, basta solo liberarsi dai condizionamenti che ci impediscono di guardare quel che nelle persone realmente c’è, indipendentemente dal fatto che siano uomini, donne, belle o brutte, grasse o magre. Un bell’esercizio, trovo. Se riuscissimo a metterlo in pratica nel quotidiano anche le nostre organizzazioni ne trarrebbero vantaggio. Il 2014 è iniziato da pochi giorni: suggerisco di evitare lunghi elenchi di buoni propositi. Credo che se ci sforzassimo di ascoltare e guardare con più attenzione chi sta vicino a noi metteremmo già delle buone basi per affrontare il nuovo anno con nuove prospettive. E potremmo raccogliere magari qualche soddisfazione in più. Buon 2014.

Comments (2)

  • Certamente le organizzazioni crescerebbero meglio se si fosse capaci di riconoscere talenti e competenze al di là di difese, collusioni, ostilità (2004)
    Eugenio Bastianon

  • Gli argomenti in evidenza sul tuo blog mi riguardano sempre…come donna, lavoratrice, mamma, moglie…quasi 50enne!
    Lo scorso anno, abbiamo organizzato, con un’altra mamma, 3 incontri “liberi” per i ragazzi/e del Civico Liceo Linguistico “A. Manzoni” (Milano) che sono stati apprezzati.
    Il tema di uno degli incontri è stato il problem solving unito alla capacità di comprensione-negoziazione (!)…proprio prendendo spunto dal film Billy Eliot (film che ho sempre molto apprezzato anche per il “realismo/autenticità” degli interpreti) abbiamo fatto visionare ai ragazzi/e alcuni spezzoni all’inizio dell’incontro e – tramite role play che ho scritto “ad hoc” – abbiamo assegnato loro “le parti” (aggiungendo alcuni ruoli: mamma, sorella, amico!) per aiutarli a “mettersi nei panni” di Billy, del padre, del fratello e dell’insegnante (e degli altri!)e a guardare/sostenere i propri punti di vista…a confrontarsi e trovare delle soluzioni e degli accordi…è stato divertente e illuminante.
    C’è molto da imparare dalle nostre e nostri giovani!

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