La ‘briciola’ formativa

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“Getta il tuo pane alle onde, alla lunga lo ritroverai”.Queste le parole del libro di Qohèlet che cita Francesco Varanini nel volume ‘Le vie della formazione’. Parole che mi ricordano quel che fanno (o tentano di fare) i genitori che tutti i giorni, per anni, instancabilmente, cercano di educare i propri figli. Ogni giorno, per anni, ripetiamo come una litania le stesse frasi: lavati le mani, pulisciti la bocca prima di bere, lascia in ordine la tua stanza. Non siamo focalizzati sul risultato immediato. Le camere dei nostri figli, soprattutto se adolescenti, non sono ‘camere da letto’. Sono campi di battaglia, teatri di guerra, microcosmi governati dal caos. Ma noi non ci stanchiamo e ripetiamo ossessivamente: metti a posto, piega i maglioni, porta via le scarpe, metti i vestiti da lavare nel cesto della biancheria. Il risultato qualche volta c’è, molto più spesso no. Poi, magicamente, accade (se siamo stati genitori non solo ossessivi ma anche convincenti) che i nostri figli, senza rendersene conto, mettano i calzini a lavare nel cesto della biancheria e appendano i pantaloni nell’armadio. E avranno imparato a dire grazie. Avranno capito il valore dello sforzo. Avranno imparato. Punto. E allora saranno persone consapevoli, capaci di comportarsi, magari anche in grado di capire cosa è conveniente fare e cosa no. Sapranno muoversi nel mondo. I genitori non sono focalizzati sul qui e ora, sulla competenza da acquisire adesso. Sono focalizzati sull’itinerario di crescita, sul percorso, sul cammino. La strada dell’educazione è la più difficile, proprio perché non sempre gratificante. I risultati non arrivano subito. Impensabile ragionare con la logica del feedback. Se i genitori pretendessero di misurare qui e ora i risultati dei loro ‘interventi’ smetterebbero subito di fare il loro lavoro di educatori (infatti non tutti lo fanno, ma questo è un altro capitolo). Per questo parlando di formazione Francesco Varanini, contrappone al feedback il concetto di feed forward: retroazione positiva, circolo virtuoso: un gioco continuo e interminato di inter-retroazioni. Per capirci, il feed forward  è un processo orientato al futuro, al contrario del feedback inteso come restituzione immediata, risultato misurabile qui e ora. Ma allora, che formazione serve? Forse, una formazione intesa come un percorso che ci prepara all’agire, a muoverci nell’ignoto, a guardare in chiave critica contesti complessi e incerti. Parleremo del significato della formazione martedì 28 a Milano nel corso di Formare e Formarsi, il nostro primo evento del 2014. Al link http://www.este.it/res/convegno_edizione/eid/130/zid/201/p/ dettagli e agenda. Vi aspettiamo.

 

 

Commento

  • Forse bisognerebbe anche pensare che la formazione può rivelarsi preziosa più per i risultati inattesi che per quelli attesi e per simbolici che per quelli sostanziali: noi predichiamo ai figli di sistemare la camera e loro imparano a distinguere i luoghi e i modi utili ad innescare diversi tipi di relazioni, con diverse finalità. Per questo all’ottimo testo di Varanini io affiancherei: Gagliardi, Quaratino L’impatto della formazione. Un approccio etnografico, Guerini e Associati. Ha qualche anno, ma è sempre interessante

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