Intervista a Roberta Cocco

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Promuovere il potenziale femminile. Attraverso le tecnologie

Analizziamo il binomio donne e tecnologia e ne parliamo con chi, per eccellenza, promuove il potenziale femminile attraverso la tecnologia. Roberta Cocco, Direttore Marketing Centrale di Microsoft Italia, ci lancia messaggi forti.

Si è recentemente stimato che ogni 100 donne che entrano nel mondo del lavoro si creano 15 posti di lavoro nel settore dei servizi. Il lavoro femminile può costituire dunque il motore per la crescita del Paese. Come mai, secondo lei, da noi ancora tante donne non raccolgono la sfida?
Le cause sono diverse. In primo luogo, le donne sono penalizzate da stereotipi culturali che le costringono in ruoli ormai superati. Nel nostro Paese è tuttora radicato un preconcetto in base al quale la gestione familiare sarebbe ancora una prerogativa esclusivamente femminile. Questo significa che le donne non hanno la libertà di scegliere in autonomia di dedicarsi alla cura della casa e dei figli e, allo stesso tempo, alla carriera e di conseguenza moltissime antepongono le esigenze della propria famiglia alle loro e non percepiscono come una priorità investire nella propria crescita professionale. Un fatto che si traduce in un livellamento delle competenze e in una restrizione delle prospettive di carriera, soprattutto per quanto riguarda l’accesso a quei settori che danno maggiori garanzie in termini di avanzamento di ruolo e di gratificazione economica. Al contrario, nei Paesi dove la presenza delle donne nel mercato del lavoro è percepita come un volano per la crescita dell’economia, l’emancipazione femminile, in particolare quella tecnologica, è ormai una realtà. In Islanda, per esempio, il digital divide si è ribaltato a favore delle donne; in Svezia, Norvegia e Finlandia, la penetrazione della tecnologia fra la popolazione femminile è una delle più capillari al mondo; in Spagna, le donne hanno conosciuto negli ultimi anni una primavera tecnologica così rapida che ormai questo Paese si attesta fra i primi in Europa quanto ad alfabetizzazione informatica.

Conciliare lavoro e carriera si può e la sua storia personale lo testimonia. Che messaggio si sente di dare a tante donne che, arrivate al bivio, rinunciano?
Le donne sono chiamate a sostenere un doppio ruolo: da un lato la cura della casa e della famiglia è ancora di loro esclusiva competenza, dall’altro, in numero sempre maggiore, rivendicano il proprio diritto all’autonomia e all’autorealizzazione; esigenza, questa, che le porta a considerare la propria carriera come un obiettivo importante, nel quale investire tempo ed energie. Coniugare vita privata e lavorativa è un impegno gravoso, che costringe a grandi sacrifici. Però è una battaglia che si può vincere. Nelle aziende più attente, ai vecchi modelli organizzativi stanno subentrando pratiche di lavoro flessibili e innovative, che permettono di gestire il tempo del lavoro con maggiore elasticità e autonomia; gli asili aziendali, oggi, rappresentano un servizio fondamentale per le donne che lavorano in azienda, mentre la diffusione sempre più capillare della tecnologia permette di raggiungere risultati inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. La conciliazione è possibile –io stessa ne sono un esempio– ma il cambiamento deve partire dalle donne, che devono esigere politiche di intervento mirate e investimenti concreti, capaci di incidere sulla loro vita privata, oltre che su quella professionale o scolastica.

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