Intervista a Costanza Amodeo

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È praticabile, secondo lei, un modello di azienda ‘al femminile’?
Credo di sì, anche se un’azienda ‘al femminile’ penso sia realizzabile solo in parte, perché non credo si possa chiedere a manager uomini di capire sempre le motivazioni di una donna. Spesso, poi, i manager hanno il problema e l’ansia di avere sempre tutto sotto controllo, anche quando non servirebbe. È chiaro allora che poter contare sulla disponibilità illimitata della risorsa che si trattiene in ufficio magari fino alle dieci di sera, anche quando non è necessario, diventa una modalità consolidata di rapporto. Ci vuole invece sensibilità, flessibilità, ma soprattutto una risposta organizzata, una preparazione culturale da parte dei manager che devono essere ricettivi all’ascolto delle diversità, in ogni sua forma. A patto che ne valga la pena.

Quale, allora, il valore delle differenze in azienda secondo lei?
Le aziende, aumentando le loro dimensioni e cambiando modello organizzativo, si trovano a fare acquisizioni e inglobare realtà con culture differenti. Spingere le aziende sulla strada obbligata dell’integrazione delle diverse culture aziendali è importante: il meccanismo di omogeneizzazione richiede però sia tempo per essere organizzato, sia la presenza di un modello organizzativo imprenditoriale dominante capace di attrarre gli altri modelli, ma integrando al proprio interno quanto di meglio esiste nelle aziende acquisite.

In concreto, le aziende cosa possono fare?
L’azienda deve imparare a governare le diversità, imponendo in modo autorevole e non autoritario il proprio modello, introiettando gli aspetti migliori. Questo modello lo seguiamo anche noi in Engineering, salvaguardando e integrando la diversità e i valori positivi che persone e aziende acquisite esprimono nel tempo. Un altro caso è quello delle grandissime multinazionali con visione corporate molto forte e che agiscono su scala globale. Questa dispersione sui continenti deve essere regolata per forza di cose da scelte della casa madre che in alcuni casi sono anche giustamente diktat organizzativi. Ma questo modello, secondo me, è estraneo alla maggioranza delle aziende del nostro paese. Tutte le aziende, soprattutto in crescita, devono essere in grado di governare la complessità e la diversità. E questo credo che sia un aspetto intrigante e molto delicato della managerialità.


 

Costanza Amodeo nasce a Firenze il 4 aprile 1961, si laurea in Letteratura Italiana presso l’Università La Sapienza di Roma e inizia la professione giornalistica presso la Raiin ambito culturale. Collabora poi con testate nazionali, quotidiani e settimanali, negli spazi cultura e cronaca. Nel 1988 entra nella redazione di Economia e Finanza dell’Agenzia nazionale di stampa, Ansa, lavorando prima nella sede di Roma e in seguito nella sede di Milano, con particolare riguardo alla Borsa e all’area finanziaria. Agli inizi del 1989 rientra nella sede romana ed esercita la professione giornalistica sia nella redazione di economia sia nella redazione parlamentare dell’Agenzia, presso la Cameradei deputati. Lascia l’Agenzia Ansa nell’aprile del 2001 ed entra in Engineering Ingegneria Informatica S.p.A. come Direttore della comunicazione e del marketing.

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